SILIQUASTRUM

L’ albero dell’Amore ovvero il Cercis siliquastrum,  albero di Giuda o di Giudea,  altrimenti detto siliquastro, albero della Madonna, o unghia di cavallo. Nomi difficili per quest’ albero tanto appariscente per quanto bello. Preferisco chiamarlo l’albero dell’amore come lo chiamano in Spagna, dove la tradizione vuole che due innamorati per avere la sorte dalla loro parte debbano baciarsi sotto la sua chioma fiorita.   Proprio la sua bellezza nel periodo della fioritura lo rende un albero dall’alto valore ornamentale, ovunque si trovi offre bellezza e colore.

In città è facile incontrarlo perché viene spesso utilizzato come pianta ornamentale nei giardini e per le alberature stradali, grazie alla sua resistenza all’atmosfera cittadina, ma anche per la bellezza di cui sa adornare parchi, strade e giardini durante la sua maestosa fioritura. Vistosi fiori rosa-violacei che sbocciano, prima della nascita delle foglie, sui rami più vecchi e spesso anche dal tronco. Seguono poi verdi foglioline cuoriformi molto ornamentali e ai fiori succedono i baccelli di semi. Questi  fiori fucsia ricordano quelli delle ginestre, e compaiono fine marzo inizio aprile, a cavallo della Pasqua,  e spuntano direttamente dalla corteccia dei rami e del tronco. Questo comportamento inusuale colpisce, di fatto in molto ci fermiamo ad osservare con curiosità il suo tronco nudo, senza foglie, ma carico di fiori. E’ l’unico albero a comportarsi così. Tra l’altro comincia a fiorire verso i sei anni di età ed  essendo molto resistente all’inquinamento, ai parassiti e alle malattie, e per di più abbisognando di poche cure si presta molto bene per le alberature cittadine. Dopo la fioritura, nel giro di poche settimane i marciapiedi saranno un tappeto di fiori. Emozionante in tutti i suoi passaggi, questa meraviglia di albero! Quando va in frutto è evidente notare che appartiene alla famiglia delle  leguminose per i baccelli tipo legumi, molto numerosi, appiattiti e pendenti, che rimangono sulla pianta appesi ai suoi rami fino alla primavera successiva.

Il nome “albero di Giuda” si rifà alla leggenda secondo la quale l’apostolo Giuda, dopo la vergogna ed il pentimento per il tradimento di Cristo, si sarebbe impiccato a quest’albero; pare invece che ciò sia frutto di un equivoco, poiché, secondo altri, il riferimento sarebbe alla Giudea, regione del Medio Oriente dove la pianta era – ed è – molto comune.  Siliquastrum, significa falso carrubo, e avendo potuto ammirare i grandi carrubi siciliani, posso dire che questa pianta gli assomiglia, seppur magrina se messa a confronto. Come i frutti del carrubo, anche quelli del siliquastro sono dei baccelli eduli. Ma non lo sa quasi nessuno e quindi restano sull’albero fino a cadere spontaneamente anche un anno dopo la propria maturazione.  I baccelli dapprima sono di un verde chiaro e brillante, quindi di un rosso cupo, finché perdono di morbidezza e divengono bruni e secchi, non più belli a vedersi, ma ancora utilizzabili nell’alimentazione in quanto i semi al loro interno sono farinosi e di gusto gradevole e possono essere usati per guarnire pane o biscotti.

È una pianta molto generosa:

  • il legno di colore rosso caratterizzato da abbondante venatura, lo rendono idoneo a lavori di ebanisteria, di intaglio, e per la sua elevata resistenza, per piccoli oggetti al tornio.
  • Dai giovani rami, si ricava un principio tintorio di colore giallo.
  • Le fioriture precoci e imponenti assicurano un buon nutrimento all’inizio di stagione per le amiche api.
  • Ricca di elementi nutritivi e proprietà curative.
  • Dai frutti che persistono sulla pianta tutto l’inverno si possono trarre i semi che sottoposti a macinatura danno uno sfarinato molto energetico, ma che noi non utilizziamo. Però credo sia importante sapere che sono edibili come lo sono i fiori.
  • I suoi fiori sono ricchi di vitamina C e possono essere consumati freschi, sono una vera bontà. Raccogliete i fiori quando sono ancora in boccio, metteteli in aceto di mele e lasciateli riposare in dispensa al buio per alcuni giorni. In alternativa scegliete quelli più carnosi e metteteli in salamoia come fossero capperi e provvedete a cambiare il liquido con regolarità. Vanno consumati nel giro di un mese. Meravigliosi aggiunti per arricchire una bella misticanza primaverile, mi raccomando di unirli solo dopo averla condita con una generosa emulsione di acidulato di umeboshi e olio evo, così da doverli solo mescolare leggermente senza rovinarli troppo. I fiori sono meraviglioso non solo in insalata ma anche per arricchire una bella macedonia di frutta.  Inoltre si possano friggere o usarli in risotto.
  • È una delle circa 50 piante da cui si ricavano i gemmoderivati capaci di curare malattie,è un rigeneratore e il suo macerato glicerico manifesta proprietà antitrombotiche.  Io amo sedermi sotto le sue fronde e godere della sua compagnia. La sua bellezza allieta il mio cuore e culla il mio animo.

In questi giorni mentre guidavo sulla Bologna firenze, è stato molto piacevole notare che lungo l’autostrada i boschi dell’appennino Tosco-Emiliano sono ricchissimi di fioriture rosa-fucsia di siliquastro. Una vera gioia per il cuore!

Afferma il Castore Durante, poeta, medico e botanico umbro del XVI secolo: “Siliquastro, siliqua silvestre, arbor di Giuda, arbor d’Amore”.

Un mio ricordo: un anno mi è capitato di raccogliere questi fiori dopo un’abbondante pioggia e non ho poturo utilizzarli perché si l’umidità eccessiva li aveva fatti fermentare ed erano carichi di piccolissimi vermi, come le ciliege mature!!!

Curiosità: La sua moltiplicazione avviene attraverso i semi, che la pianta produce in abbondanza; si seminano in marzo, in contenitori riempiti con uno speciale compost. Quando le piantine raggiungono dimensioni adeguate si piantano in vasi di circa 10 cm di diametro, e si interrano all’aperto. Solitamente prima di poter essere trasferite a dimora le piantine vanno tenute in vivaio per circa due anni.

Utilizzate questi fiori dal sapore dolcemente acidulo per preparare un goloso risotto, in  misticanza, o per guarnire un dolce. Vi propongo una rivisitazione della ricetta del piscialetto.

Sciroppo  dell’amore –  È una preparazione che volendo si adatta a tutti i fiori commestibili profumati. Cercate un albero di Giuda in fiore, possibilmente lontano dai luoghi trafficati, e raccoglietene una ciotola copiosa di fiori. Mettete in una pentola di acciaio un litro d’acqua di sorgente, un limone biologico tagliato a spicchi, e i fiori che avete raccolto, e portate ad ebollizione. Lasciate sobbollire per dieci minuti circa, spegnere il fuoco  e filtrate con l’aiuto di un colino a maglie strette,  poi mettete nuovamente la pentola sul fuoco ed aggiungete 750 grammi di zucchero di canna chiaro  facendolo sciogliere mescolando con cura. Lasciate sobbollire fino a quando il composto non si sarà addensato. Spegnete e  invasate ancora caldo. Potrete impiegarlo come tocco finale sulle coppe di gelato, per aromatizzare una crema o uno yogurt , su una fetta di pane e burro o disciolto in acqua per godere della dolcezza e della bellezza di questo meraviglioso albero dell’amore.

Oppure:

I cocchini di Annisha –  Questo dolce mi è stato donato da una cara amica suonatrice di sitar che ha accompagnato i miei begl’anni dell’adolescenza quando frequentavo un gruppo di yoga che si trovava spesso a far baldoria nel quel di Reggio Emilia. Conservo questa ricetta con grande amore e riconoscenza, è un dolcetto facile e meravigliosamente buono. È un dolce da cerimonia, da grandi condivisioni, da dono di cuore. Versate  a pioggia  125 gr di semolino in un litro di acqua che avete  portato a bollore, mescolate aiutandovi con una frusta per evitare che si formino grumi. Fate cuocete per 20’ facendo  attenzione perchè questa polentina cuocendo crea delle bolle che scoppiano, e bruciarsi ai fornelli è sempre fastidiosissimo. A cottura ultimata togliete dal fuoco e  lasciate raffreddare il composto. Quando sarà raffreddato aromatizzatelo con 12 bacche di cardamomo tritate finemente  e condite con 3 cucchiai di miele di acacia e un paio di cucchiai di zucchero di canna chiaro, poi unitevi 250 gr di cocco bio in scaglie(quello bio non sa di sapone ). Aggiungete due belle manciate di uvetta e impastate bene. Lasciate riposare l’impasto in frigo per 24 ore, l’impasto prenderà consistenza, profumo e accentuerà il suo sapore dolcemente aromatico. Formare delle palle che rotolerete ne cocco e che poi disporrete  per la lunga in un bel piatto da portata. Cospargete con delle piccole roselline secche sbriciolate e guarnite con fiori di Siliquastro. Piatto goloso, prezioso e profumato.

 

Sperimentate sempre e abbiate cura di voi che siete l’ingrediente fondamentale della grande ricetta che è la Vita! Vi abbraccio forte, Beatrice Calia, l’Erbana.

Articolo scritto per Rock&Food

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.